In questo periodo sono uno spirito che vaga senza meta. Non ho un progetto, non ho un percorso, non ho una linea guida. Cammino, osservo e a volte raccolgo quello che c’è. Altre volte vedo e mi immagino qualcosa di diverso e allora cerco di raccontare quel qualcosa come posso, con il linguaggio che mi viene in quel momento.
Noto delle cose e le appunto.
Noi immobili immersi nei nostri mondi, mentre la vita ci passa accanto e nemmeno ci accorgiamo.
Perdiamo attimi unici trasportati dall’incessante camminare frettoloso dell’umanità.
A volte invece vedo solo le cose a modo mio e mi piacciono talmente che non le voglio perdere, illudendomi che cosí, catturate in uno scatto, non cambino mai e rimangano per sempre belle.
Altre volte ancora non so dire in altro modo il mio amore è allora lo grido.
O più banalmente vedo in luoghi vicini situazioni che mi piacciono ma non so perché. Allora provo a raccontarle anche a chi magari non bada a ciò che vive attorno a se, non ha visto o non ha voluto vedere la bellezza che in ogni luogo possiamo trovare, anche il più brutto, il più insulso.
E io continuo a vagare, a guardare e provo sempre a raccontare.